Crisi del Nord. Il 26 settembre importante appuntamento

In assenza di decisioni rapide, forti e coerenti a livello regionale (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale), continentali (Unione Africana, UA) ed  internazionali (ONU) entro la fine di questo mese di settembre, la situazione politica, la sicurezza e la situazione economica e sociale del Mali rischiano di deteriorarsi in maniera irreparabile. Tutti gli scenari sono ancora aperti, tra cui un nuovo colpo di stato militare e disordini nella capitale, che porterebbero alla messa in discussione delle istituzioni di transizione e il caos favorendo così la diffusione dell’estremismo religioso e la violenza terroristica in Mali. Nessuno dei tre attori che condividono il potere, il presidente Traoré Dioncounda, il  primo ministro ad interim Cheick Modibo Diarra e l’ex capo della giunta militare, il capitano Amadou Sanogo, ha legittimazione popolare e competenza sufficienti per evitare una crisi più acuta. Il paese ha urgente bisogno di mobilitare le migliori competenze del Mali al di là di divisioni politiche e non una battaglia per il posizionamento a capo di uno Stato che può crollare da un momento all’altro.

Quasi sei mesi dopo il colpo di stato che rovesciò il presidente Amadou Toumani Toure (ATT) e l’abbandono da parte dell’esercito del Mali di tre regioni amministrative di gruppi armati del Nord – Il movimento separatista Tuareg Nazionale per la Liberazione di Azawad (MNLA) e l’islamista Ansar Eddine, il Movimento per l’unicità e la jihad in Africa occidentale (MUJAO) e al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) – il governo del Mali non è  in grado di dare una direzione chiara per la transizione politica e fare una richiesta specifica di assistenza costante alla comunità internazionale nel tentativo di  riprendere il controllo del Nord, che rappresenta oltre i due terzi del territorio. I prossimi sei mesi saranno cruciali per la stabilità del Mali, del Sahel e di tutta l’Africa occidentale.

E’ molto probabile  che per neutralizzare i gruppi armati che combinano il terrorismo transnazionale, lo  jihadismo e il traffico di droga e di armi e ripristinare l’integrità territoriale dello Stato del Mali, sarà necessario l’uso della forza. Ma l’uso della forza deve necessariamente essere preceduto da un lavoro politico e diplomatico per isolare le questioni che riguardano gli antagonismi tra le comunità maliane, la modalità di governance politica ed economica nel Nord, la gestione della diversità religiosa, le questioni del la sicurezza collettiva del Sahel-Sahara. Il ripristino della sicurezza di base nel Mali settentrionale non sarà possibile senza un chiaro coinvolgimento dei leader politici e militari algerini senza il quale difficilmente l’esercito del Mali e le forze della CEDEAO, riusciranno a tenere testa al flusso di combattenti e di armi provenienti dalla Libia.

Al termine della riunione sulla sicurezza nella regione del Sahel in programma 26 settembre a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, i  politici del Mali e i loro partner africani e non e le Nazioni Unite dovranno specificare le azioni che si accingono ad esercitare e chiarire gli obiettivi minimi da raggiungere entro il marzo 2013.